QA: “Wunderkammer” – Le suggestioni Poe-tiche di Auretta Sterrantino
di Marta Cutugno
“Respirando i tuoi pensieri, non c’è più spazio per camminare”
Messina. Ad inaugurare la quarta edizione della rassegna teatrale “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, domenica 4 dicembre ci ha pensato “Wunderkammer. Suggestioni Poe-tiche” di QA-QuasiAnonimaProduzioni. Con doppio spettacolo (18-21) al Teatro Savio, la pièce, scritta e diretta da Auretta Sterrantino, da il via al cartellone 2016/2017 che prevede, come secondo e prossimo appuntamento, il 18 dicembre, l’”Opera Corsara” con la regia di Roberto Bonaventura e le musiche originali del Maestro Orazio Corsaro, a cui va il doveroso omaggio.
“Wunderkammer” è opera densa e complessa, unica grande bolla in cui suono e drammaturgia, magistralmente, si fondono e si completano. Testo e musica scrutano la vita, l’opera, le ossessioni e gli incubi personali di Edgar Allan Poe (1809-1849) nella Wunderkammer, la stanza delle meraviglie, primogenito museo di vissute emozioni e di paure, il più profondo meandro dell’animo umano. In una scenografia essenziale – con allestimento di Valeria Mendolia, e assistente alla regia Elena Zeta – che vuole determinare l’oscuro grigiore delle atmosfere introspettive, si muovono quattro attori; alle loro spalle, i quattro componenti della band “La Casa delle Candele di Carta” sostengono il testo recitato con l’esecuzione, in anteprima e dal vivo, dei brani del nuovissimo concept album ispirato alla personalità controversa dello scrittore statunitense.
Un uomo, attaccato ad una bottiglia, che sbanda, farnetica e non si regge in piedi, piange la sua miseria con “la miseria che piange in su per le scale“. Dietro di lui, tre sagome che in un primo momento ne riproducono l’instabilità, le cadute, la “confusa malinconia” per poi divenire grido, tormento, ossessione, ricordo. In una notte di ottobre, alla luce della luna – “un occhio vestito di seta, sfera che vaga, faro già spento che nega speranza“, come recitano i versi di uno dei brani eseguiti dalla band – l’uomo solo, “l’ultimo” uomo sulla terra, indaga e si dimena nell’inconscio e nell’insondabile. Non sa chi sia, sa soltanto che gli abiti che indossa non sono suoi (riportandoci inequivocabilmente agli eventi del 3 ottobre 1849, al delirio di Poe che, ritrovato in gravi condizioni per le strade di Baltimora con indosso vestiti non suoi, fu trasportato all’ospedale Washington College, dove, dopo soli quattro giorni, si spense). Lo accompagna un vortice di simboli – come la notte, la luna, la pioggia – che navigano tra musica, verso e prosa. “Voi non siete ed io non sono“. William (Oreste De Pasquale) e Wilson (William Caruso) , sono le due distinte parti di un solo essere contorto che ha smarrito il suo equilibrio e la reale dimensione delle cose. Unite a questo umano smembrarsi, due donne, “una donna che ho perduto ed una donna che ho amato“: l’eterea Ligeia (Claudia Zàppia) amore cerebrale e totalizzante; e la passionale Ulalumeè (Loredana Bruno) amore uterino e viscerale.
Ottima la performance dei quattro attori in perfetta intesa, sempre protesi a dare il massimo, con plauso particolare all’intensa e sentita interpretazione di Oreste De Pasquale. Lo studio accurato del movimento scenico – nessuno sguardo, passo o gesto è lasciato al caso ma segue un dettato programma – così come la ricerca costante attraverso l’analisi dei testi di riferimento, si mantengono i punti di forza della regia sterrantiniana. Costumi ed elementi di scena sono stati messi a disposizione dal Teatro Vittorio Emanuele, che patrocina l’intera rassegna.
La Casa delle Candele di Carta con Vincenzo Quadarella (voce), Filippo La Marca (pianoforte e synth), Daniele Testa (viola e violino) e Umberto Ferro (chitarra) ha portato alla luce un interessante lavoro di ricerca del suono, immergendosi brillantemente nel testo drammaturgico e amplificandone contenuti ed atmosfere. Con le parole di Vincenzo Quadarella, leader della band e cofondatore di QA, sveliamo gli intenti, più che raggiunti: «La sfida è riuscire a ricreare in musica gli spazi poetici della narrazione di Poe e le sottili e svariate sfumature di una poetica densa, crudele nell’indagine di se stessi, colma di tensione, di partecipazione. Questa è appunto una delle caratteristiche dei racconti di Poe, l’assoluta partecipazione emotiva, intima, del lettore che almeno una volta nella vita ha provato quello che l’autore scrive nel racconto. Paure viscerali, intime, ancestrali.».